giovedì 16 gennaio 2014

C’è da fidarsi di Tripadvisor?

Tripadvisor è nato come luogo virtuale per agevolare i viaggiatori e consentire loro di condividere esperienze e consigli. Nel tempo però la sua forza di suggestione ha creato delle forti distorsioni: infatti oggi la web reputation vale molto e gli operatori turistici onesti si trovano a dover lottare contro recensioni negative false mentre quelli più spregiudicati non esitano a far pubblicare commenti di elogio altrettanto falsi.
Il problema, si sa, risiede nel fatto che il sito non si assume la responsabilità di quanto pubblicato né richiede che il commentatore dia prova di aver realmente fruito del servizio, magari mediante l’esibizione di una ricevuta o scontrino. A questa constatazione che molti di noi avranno già formulato, si aggiunge una notizia pubblicata da diverse fonti sul web.


Pare che Tripadvisor offra agli operatori  un servizio a pagamento grazie al quale si viene inseriti in una  “business list ”in modo che del proprio esercizio sia pubblicato ANCHE il numero di telefono, fax ed il link al proprio sito ufficiale.
L’adesione è ovviamente libera ma il non accettare significa che Tripadvisor non farà più nulla: non si viene cancellati ma non c’è più upgrade e le nuove segnalazioni non vengono indicate. Coincidenza curiosa, poi, che gli esercenti presenti nella business list abbiano spesso un rating migliore e cercando, invece, tra quelli che non hanno aderito, i primi commenti ad apparire siano quelli negativi.

Altra interessante vicenda si lega ad una recente decisione dell’Autorità Tedesca Antitrust, il Bundeskartellamt, secondo cui la clausola del “miglior prezzo” (anche detta parity-rate), imposta dalle agenzie di prenotazione on line  agli alberghi, costituisce una violazione della libera concorrenza e quindi ne ha ordinato la cancellazione dal 1 marzo 2014.
Gli alberghi quindi potranno offrire sul proprio sito un prezzo inferiore di quello pubblicato sulle OTAs (Online Travel Agency, cui devono riconoscere una commissione).

Questo rappresenta sicuramente un vantaggio per il viaggiatore ma dietro a questa possibilità si può nascondere un’insidia che può distorcere comunque il mercato.

Oggi, infatti, in maniera sempre più evidente la  pubblicità delle strutture di accoglienza turistica  avviene attraverso siti come Tripadvisor che come già detto offre servizi a pagamento per “migliorare” la collocazione dell’operatore che paga, indipendentemente dal livello reale del trattamento offerto ai consumatori.
Il risultato dell’eliminazione della parity-rate potrebbe, dunque, tradursi in un enorme aumento del business per Tripadvisor al quale potrebbero aderire un numero sempre più ampio di strutture turistiche attratte dalla possibilità di poter offrire una tariffa più vantaggiosa su questo canale a scapito delle OTAs. Ma aderire all’area business di Tripadvisor significa anche pagare grosse somme per i pay-per-click e per attivare il profilo aziendale che da accesso alla piattaforma.

In conclusione, Tripadvisor non rappresenta più un semplice sito di condivisione di esperienze ma crea intorno a sè un gran giro di soldi ed interessi che spesso mal si concilia con verità e trasparenza.
Alla luce di quanto detto non stupisce che in diversi Paesi, come Francia, Usa e Inghilterra, siano state avviate svariate azioni legali contro Tripadvisor, alcune con richieste risarcitorie addirittura milionarie.



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